Microchip Technology (MCHP)
Microchip Technology Inc. è un’azienda che opera principalmente nel mercato dei MCU (microcontrollori) e dei componenti analogici (ad esempio sensori, ADC, power MOSFET, FPGA e RF).
Pe quanto riguarda il mercato dei MCU ne controlla una quota rilevante, grazie anche all’efficacia tecnica della serie storica PIC ad 8 bit e, più recentemente, a 16 e 32 bit.
I MCU, sigla inglese per microcontrollori, sono dei piccoli computer forniti di tutto l’hardware e software necessari per costituire il cervello di oggetti che usiamo quotidianamente, dal frigorifero al tostapane. Ma il loro utilizzo si estende anche ad auto (in cui ne sono presenti anche centinaia), a data center e altre svariate applicazioni embedded.
Lo scopo dei componenti analogici è quello di captare informazioni dal mondo reale, ad esempio temperatura e pressione, e convertirle tramite ADC (analog to digital converter) in segnali logici comprensibili e processabili dal MCU, che a sua volta invia segnali agli attuatori (per fare un esempio: il motorino che aziona i tergicristalli delle auto).
Tutto ciò richiede grande affidabilità, una bassissima percentuale di componenti difettosi nei lotti di produzione e una disponibilità di produzione del prodotto anche per diversi anni. Questa garanzia in particolare è richiesta dai produttori degli elettrodomestici e delle auto.
Invece i chip logici, che trovano utilizzo nei microprocessori, nelle schede grafiche e nei dispositivi di memoria richiedono una evoluzione tecnologica molto spinta con un ciclo di vita molto breve nell’ordine di mesi, che si riflette in processi di produzione molto costosi e sempre variabili, tanto che negli ultimi anni si è affermata una sempre maggiore suddivisione delle varie fasi produttive, con l’avvento dei produttori di chip fabless (AMD e NVDIA a titolo di esempio) che si occupano principalmente del design dei chip e che affidano la produzione a fabbriche esterne (fabless significa per l’appunto “senza fabbrica”). La più importante di queste fabbriche esterne è TSMC.
Queste profonde differenze tecnologiche tra i chip analogici e digitali si riflettono anche nella struttura organizzativa, nella profittabilità, nei programmi di ritorno di capitale agli azionisti e nella creazione di vantaggi competitivi durevoli di questi due diversi tipi di azienda.
Per quanto riguarda la struttura organizzativa, i produttori di dispositivi MCU e analogici, come Microchip Technology riescono a controllare quasi l’intera “filiera”, a partire dalla progettazione, passando ai processi produttivi e di testing fino ad arrivare alla vendita diretta o affidata al massimo a pochi distributori.
La profittabilità risulta essere maggiore per il primo tipo di azienda, perché produttori come Microchip Technology per i motivi elencati in precedenza spendono una quota percentuale inferiore del fatturato in R&D e grazie alla maggiore semplicità dei processi produttivi ottengono gross margin notevolmente superiori (60-70% contro il 40%) rispetto ai produttori di chip digitali.
I processi produttivi più semplici e il ciclo di vita dei prodotti, molto maggiore (diversi anni contro pochi mesi), permettono capital expeditures inferiori, che si riflettono in possibilità di restituire molto più capitale agli azionisti mediante dividendi e riacquisti di azioni proprie.
I maggiori vantaggi competitivi durevoli (moat) dei produttori come Microchip Tecnology rispetto a AMD o NVDIA, sono ottenuti dal maggiore pricing power, dagli switching cost, dalle notevoli risorse e tempo impiegati per formare chi progetta e utilizza un certo tipo di chip analogico.
Soffermandosi con più attenzione su Microchip Technology
Il suo stato patrimoniale non è ancora a livello dei suoi competitors. Infatti anche se dal 2019 ha attuato un importante programma di deleveraging in seguito all’acquisizione di Microsemi, vi è uno scostamento importante tra cash (271 milioni) e debito a breve e a lungo termine (6 miliardi).
Nonostante ciò, dal 2019 è stata in grado di generare circa 10.7 miliardi di free cash flow complessivamente, che sono stati ripartiti tra estinzioni anticipate del debito (6.8 miliardi), dividendi (2.5 miliardi) e riacquisti di azioni proprie (1.5 miliardi).
Il management ha fatto presente che al completamento dell’operazione di deleveraging , circa il 100% del free cash flow andrà a remunerare azionisti mediante dividendi e share buyback.
La gestione del “magazzino” risulta essere cruciale, perché essendo il business in cui opera molto ciclico, tendono ad esserci dei periodi di scarsità ( ricordare la crisi di disponibilità di microchip nell’immediato post-Covid) seguiti da periodi di incremento dei inventories che vanno a deprimere i risultati finanziari.
Sempre per Microchip Technology notevole in relazione agli asset complessivi, il valore del goodwill (6.7 miliardi) dovuto a una politica progressiva e efficace di acquisizioni di aziende più piccole, anche per espandere la sua presenza nel campo dell’elettronica analogica.
Andando ad analizzare la profittabilità, Microchip Technology è a livello dei suoi competitor con gross margin a 5 anni pari a (62.1 %), margine netto pari a (13.7%), e un differenziale positivo tra ROIC (ritorno sul capitale investito) e WACC( costo medio ponderato del capitale) a conferma dei vantaggi competitivi durevoli.
Il management nella presentazione dei risultati finanziari fa anche uso di stime non-GAAP( General accepted accounting principles) perché insieme all’operazione di deleveraging, attua anche un importante ammortamento degli intagible assets con una quota percentuale pari a circa l’8% del fatturato annuale.
Il Total addressable market (TAM) secondo il management è intorno ai (cifra), sostenuto da importanti tailwind, come lo sviluppo dei data center, l’elettrificazione dovuta alla maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili (idroelettrico e fotovoltaico) nel sistema elettrico e alla diffusione della mobilità elettrica ( e-scooter, auto elettriche) e l’Internet of Things con la richiesta di chip per connettere sempre più dispositivi di general use (ad esempio lavatrici e condizionatori) ad Internet.